Storia dell’Anagrafe e dello Stato Civile
Il servizio anagrafico (dal greco anagrafe = registro), nell’ambito dell’organizzazione di uno Stato modernamente inteso, è il fondamento dell’attività amministrativa dei comuni, perché volto a soddisfare le esigenze di tutti quei servizi pubblici che si basano sul rapporto tra territorio e persona.
Nella maggior parte d’Italia, dove era già compiuto il processo di unificazione nazionale, l’istituzione del servizio anagrafico rimontava al 1864 (R.D. 31 dicembre 1864, n. 2105). L’ufficio preposto, chiamato “Ufficio delle Anagrafi” (Anagrafe dal 1901), doveva tenere e aggiornare il registro di popolazione, sulla base del primo censimento della popolazione, che fu effettuato il 31 dicembre 1861. I dati di quello stesso rilevamento andavano, poi, corretti e completati secondo le variazioni intervenute al 1° gennaio 1865, sia nello stato delle persone che in quello della popolazione, tenendo conto soltanto delle persone che avevano domicilio legale o residenza stabile.
A Frosinone, che faceva parte della parte del Lazio rientrante nello Stato Pontificio fino al 1870, trovò applicazione, invece, la legge promulgata in occasione del secondo censimento generale della popolazione (L. 20 giugno 1871, n. 297). Nei registri comunali occorreva registrare tutti i cambiamenti intervenuti in caso di trasferimento di domicilio e di residenza da un comune all’altro o di abitazione all’interno dello stesso comune. Al termine di ogni anno occorreva effettuare il riassunto della popolazione totale.
Oggigiorno, la materia è regolata per tutti i comuni dalla Legge 24 dicembre 1954, n.1228 (“Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente”) e dal relativo regolamento di attuazione (D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223), secondo cui gli addetti all’anagrafe registrano nelle relative schede le informazioni sulle persone, sulle famiglie e sulle convivenze che hanno fissato la residenza nel comune.
STORIA DELLO STATO CIVILE
Lo Stato civile fu introdotto in Italia all’inizio del XIX secolo, durante la dominazione francese, sulla scorta del Codice napoleonico.
Anche a Frosinone, come nel resto dello Stato Pontificio, l’istituto entrò in vigore il 2 agosto 1809. Esso prevedeva la tenuta e compilazione dei registri per gli atti di nascita, di matrimonio, di morte e degli atti diversi. Tali registri erano stesi in duplice copia: una per l’archivio del comune, l’altra per la cancelleria del tribunale di prima istanza.
Il 13 maggio 1814, tuttavia, il governo pontificio soppresse lo Stato civile, ordinando di consegnare ai parroci tutte quelle scritture che, prima del periodo napoleonico, erano di loro esclusiva competenza. Diversamente, nel limitrofo Regno della Due Sicilie l’impianto della riforma napoleonica venne mantenuta anche a seguito della restaurazione borbonica.
Con l’unificazione nazionale (1860-’61, ma per il territorio di Frosinone “posticipata” al 1870), i registri di Stato Civile del Regno d’Italia sono compilati dagli uffici comunali e vengono organizzati in quattro serie: nascita, matrimonio, morte, cittadinanza. Sono dotati di rubriche decennali, che agevolano la ricerca del singolo atto.
Come in precedenza, i registri dello Stato civile sono redatti annualmente in duplice copia. Per quelli di epoca storica, l’Archivio storico comunale di Frosinone ha la prima, per ragioni pratiche conservata presso gli uffici dei servizi demografici del Comune, mentre l’altra dal Tribunale è stata nel tempo versata nell’Archivio di Stato di Frosinone.